Sarei assolutamente superficiale se limitassi la definizione di sommelier a quella di “assaggiatore di vini”. E allora, cosa fa un sommelier? È una figura professionale che, attraverso la degustazione, effettua un’analisi organolettica del vino, determinandone classificazione, qualità e peculiarità olfattivo-cromatiche, per poi spiegarne al cliente le caratteristiche tecniche e proporgli i giusti abbinamenti con i cibi; in più, gestisce l’intero servizio nella cantina della sala, dall’acquisto delle bottiglie alla creazione della carta dei vini, dalla loro conservazione alla vendita. Questo è quello di cui mi occupo per ristoranti, hotel e winery.
Negli ultimi anni, però, anche il mio mestiere si è adeguato ai tempi, assecondando una tendenza sempre più richiesta: il sommelier privato e a domicilio. Al pari di un artigiano che crea opere su misura, come sommelier a domicilio mi occupo di gestire la cantina privata dei miei clienti, intercettando i loro gusti, consigliandoli sull’acquisto delle etichette e curandone la manutenzione per preservarne le proprietà organolettiche. Inoltre, lavoro come consulente privato per la selezione dei vini più adatti al menu in occasione di cene importanti ed eventi di ogni genere.
Per diventare sommelier ho affrontato un accurato percorso di formazione ed esperienza sul campo che mi ha permesso di raggiungere le skill necessarie per soddisfare le esigenze del mercato.
Come sono diventato sommelier
Quando parlo del mio mestiere, spesso mi si chiede “Come si fa a diventare sommelier?”. Senz’altro, è basilare partire da una seria formazione. La capacità di padroneggiare le molteplici sfaccettature di questo lavoro deriva dallo studio completo degli ambiti che riguardano il settore: viticoltura, enologia, enografia, tecniche di degustazione, legislazione vitivinicola. Ma per diventare sommelier bisogna anche imparare a essere “scrittori del vino”, dovendo comunicare la sua storia fatta di sapori, profumi, colori, tradizioni e processi biochimici, in modo tale che il consumatore possa percepirne il gusto ancora prima di sorseggiarlo; il tutto calibrando terminologia specifica e linguaggio sensoriale, per far comprendere la narrazione del vino sia ai consumatori occasionali che agli intenditori.
Per diventare sommelier professionista, ho conseguito la qualifica grazie al corso di formazione dell’Associazione Italiana Sommelier (AIS), il cui diploma è riconosciuto a livello nazionale, e al Wine & Spirit Education Trust (WSET) – Level 3, leader internazionale nella formazione dedicata al vino. Nel 2014 ho iniziato la mia carriera come chef de rang presso la Locanda La Comacina e il ristorante Maffei di Verona, proseguendo come aiuto sommelier al ristorante La Capannina sul Mare di Casal Borsetti, come head sommelier presso il ristorante La Zanzara (1 stella Michelin) a Volano e al ristorante Il Desco (1 stella Michelin) a Verona, dove tutt’ora lavoro.
Perché sono diventato sommelier
Ho respirato l’odore del vino sin da bambino. Mio zio, infatti, possiede da decenni una vigna nel chiantigiano e ho trascorso parecchie giornate nei primi anni della mia esistenza tra i suoi grappoli, iniziando a prendere confidenza con le sensazioni tattili e olfattive dell’uva acerba e matura, a giocare a riconoscere gli acini migliori durante la vendemmia, a inalare l’odore intenso della fermentazione del mosto, desiderando di crescere presto per poter assaporare un bicchiere di quei meravigliosi prodotti.
Ma oltre a essere una passione innata, lego la mia vocazione per la sommellerie anche a un aspetto “sociale” del vino. D’altronde, una delle cose che fa un sommelier è rapportarsi alla gente.
Mi piace pensare che il vino sia un prodotto di nicchia tanto quanto di consumo su larga scala e che, con un calice in mano, si possa brindare agli aspetti più belli della vita, in compagnia di altre persone che si uniscono al tintinnio dei bicchieri augurandosi prosperità e salute!