Marzeno, tra calanchi e sangiovese

Il semaforo, almeno a un paio di settimana fa, diventa giallo, la limitazione comunale diventa regionale. Un barlume di speranza per poter visitare qualche realtà produttiva e poter conoscere interessanti realtà da trasmettere ai miei clienti. Fortunatamente la mia regione, Emilia Romagna, gode di tante realtà eccezionali e di un patrimonio ampelografico di tutto rispetto.

Partiamo alla volta del faentino per poter respirare un pò di aria romagnola, alla ricerca dell’oro di Romagna: l’albana. 

Senza dimenticarci che quello di Marzeno è uno dei 12 comuni meritevoli di MGA (menzione geografica aggiunta) per quel che riguarda l’aggiunta in etichetta al Romagna Sangiovese DOC.

In viaggio per Marzeno

Un viaggio deciso all’ultimo. Con il minimo di preavviso e speranza chiamiamo in azienda, ci risponde Camillo Montanari, disponibilissimo ci accoglie in azienda con estrema gentilezza.

All’arrivo quello che mi piace fare di più è guardarmi intorno. Qui il paesaggio è dei più suggestivi: siamo a due passi dalla Toscana, dal Chianti, e qui il territorio è veramente chianteggiante con questi cipressi e questo bosco che inframezzano la viticoltura, donando biodiversità e caratteristicità speculari ai cugini Toscani. Non per nulla questa viene considerata una delle zone più importanti per la coltivazione del sangiovese. Ma non solo, anche dell’albana, da queste parti infatti si trova una delle realtà più importanti per quel che riguarda la produzione di questa bacca bianca romagnola: Fattoria Zerbina. Altro grande nome è quello di Paolo Francesconi, un altro grande interprete di questi vitigni. Così per testimoniare quanto il territorio sia vocato.

Purtroppo non sono molti altri a vinificare queste gemme che il territorio di Marzeno dona, destinando gran parte della produzione alla cantina sociale.

Ca di Sopra

Camillo inizia subito a raccontarci quanto lui e suo fratello credano nella zona. Una storia, come molte nella aziende agricole, di discendenza, subentrando al padre e iniziando la produzione propria nel 2006. Una realtà giovane per quel che riguarda la vinificazione, ma consolidata per quel che riguarda la viticoltura, in quanto il padre coltivava e vendeva alla cantina sociale.

Nelle zone più morbide e a fondovalle si concentra la coltivazione tipica di questa zona, ovvero i kiwi. Nella parte invece più dura e in quota (100-180 metri s.l.m.) viene destinata la viticoltura di qualità. Quantità importanti di calcare vanno ad arricchire le argille chiare, di origine marina, permettendo alla vite di andare in stress e donare uva di qualità.

L’azienda si divide in 2 tenute: Podere Ca del Rosso e Podere Ca di Sopra. Il primo ha vigne esposte a nord, mentre Ca di Sopra (chiamato così proprio perché si trova al di sopra di Ca del Rosso) ha la doppia esposizione: nord e sud-est. L’azienda si erge su un totale di 52 ettari, 26-27 vitati, ma vinificati solo 9. Gli altri producono uve che verranno conferiti alla cantina sociale. Tra le varietà vinificate ci sono: albana, sangiovese, cabernet sauvignon, merlot e pinot bianco (una rarità vista la zona).

La viticoltura è in conversione al biologico, ma visto il territorio ed il suo microclima, l’intervento dell’uomo è tutt’oggi al minimo, già evitando il diserbo tra l’altro.

A Marzeno gioca un ruolo importante il Monte Cepparano, che protegge dai venti freddi provenienti dal freddo Appennino e quindi regalando un microclima unico.

Tutto questo sembra proprio la ricetta perfetta per la raccolta di una materia prima di qualità e una bevuta eccellente.

Scendiamo in cantina

Dopo averci accomodato e raccontato un po’ tutta la filosofia produttiva, Camillo ci accompagna nella cantina vera e propria. Molto intima, ma dove si può respirare l’attenzione e l’anima che Camillo e Giacomo mettono nei loro vini.

Acciaio i contenitori per l’ammostamento e fermentazione. Dopo di che si decide, nel caso del sangiovese, quali saranno destinati a diventare puri e quali verranno utilizzati per i loro vini da blend (Remel – Sangiovese e Cabernet Sauvignon). 

Molti dei loro vini terminano il loro periodo di affinamento in acciaio. E’ il caso dei vini più importanti per l’azienda, ma ce spazio anche per il legno, come per esempio il “Cadisopra” Marzeno Sangiovese, che affida il suo “elevage” a 12 mesi di tonneaux.

Tra le curiosità, in cantina è presente un “archivio storico”, ovvero un caveau con le prime bottiglie prodotte e tutte le annate successive.

Al banco di assaggi

Come di consueto andiamo all’assaggio di diverse tipologie. Camillo ci tiene a trasmetterci fino in fondo il loro lavoro, concedendoci il piacere di mettere il calice sotto ad ogni suo prodotto. Riporterò, come in ogni mio viaggio, i due vini che più mi hanno colpito.

Albana “Sandrona” 2019

Arriva al calice come secondo assaggio, succedendo al beverino “Uait”, il loro pinot bianco. Quest’albana, chiamata “Sandrona”, proviene dall’omonima vigna. Frutto di un sapiente assemblaggio di una parte consistente (80%) vanificata in bianco, unita ad un 20% di albana macerata sulle sue bucce per circa 6 giorni. Non vede legno. 

Il tutto si traduce in un’albana cromaticamente più intensa, ma lucente. Dal naso sfaccettato: fiori gialli, agrumi, toni mentolati e rimandi fragranti. Il palato a parer mio è il punto forte, ingresso di discreta consistente, ma con una sinergia acido-tannica che riesce a riportare tutto ad un bell’equilibrio e a renderlo un vino elegantemente gastronomico.

Cadisopra Romagna Sangiovese Marzeno 2018

Ecco che qui mettiamo le mani, e il calice, sul prodotto principe di queste zone, il sangiovese sottozona Marzeno. L’azienda ne produce due, un “base” e una riserva. Quello che più mi ha colpito è il primo e probabilmente anche per la sua più pronta beva, a parer mio la riserva avrà bisogno di un’altro po’ di tempo per poter esprimere al meglio le sue potenzialità.

Le uve vengono selezionate da tre vigne, fermentate in acciaio per poi affinare 12 mesi in tonneaux. Ma la pratica che più mi colpisce di più di questo sangiovese è la lunga macerazione: 90 giorni! 

Il vino si presenta concentrato, consistente, con un bouquet affascinante, che si arricchisce di erbe amare e aromatiche, spezie scure, poi tanta frutta. Di corpo, tannino graffiante che non lo banalizza, tutt’altro lo valorizza. Vino dalla doppia scelta: lasciarlo maturare in cantina o, quello che preferisco, goderne già da subito!

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