Un viaggio nel Chianti Classico

Quando si parla di “Classico” si parla di zona storica e quando si parla di “Chianti” non si può non pensare a quella meraviglia che è la Toscana. Unendo i due termini la mente ci trasmette subito un panorama che è quello delle colline che stanno tra Siena e Firenze. Molte sono le storie Medievali che accompagnano i racconti del Chianti, dalla egemonia delle città di Arezzo e Siena prima e la seconda con Firenze dopo, Guelfi e i Ghibellini, la leggenda dei cavalieri che hanno delimitato i confini territoriali delle città di Siena e Firenze dando vita alla nascita del marchio del Chianti Classico: il Gallo Nero.

Tra le fonti storiche, una è davvero significativa per questo territorio: il Bando emesso dal granduca di Toscana Cosimo III nel 1716. Esso cita: “Per il Chianti è restato determinato e sia. Dallo Spedaluzzo fino a Greve; di li a Panzano, con tutta la Podesteria di Radda, che contiene tre terzi, cioè Radda, Gajole Castellina, arrivando fino al confine di stato con Siena”. Come molte grandi scoperte o invenzioni, bisogna fare di necessità virtù. Il bando del granduca nacque per ovviare a contraffazioni e traffici clandestini, già purtroppo pesantemente diffusi.

Il Gallo nero: I Fiorentini, scaltri per natura,  dopo aver sancito con Siena che al canto del proprio gallo sarebbero partiti due cavalieri, ognuno dalla rispettiva città, per delinearne il confine territoriale al momento del loro incontro, tennero a digiuno il loro uccello in modo che potesse cantare quanto prima all’alba e quindi facendo si che il lesto destriero fiorentino poté partire molto prima di quello senese.

Questa testimonianza storica dimostra come il territorio “Classico” sia stata la prima zona italiana a essere delimitata. Un preludio a quella che verrà poi conosciuta come Denominazione di Origine.

Si può parlare di Chianti a cena con amici o con clienti seduti al tavolo. Si possono intrattenere discorsi più articolati, riguardanti il taglio delle uve, metodi di produzione e affinamento, quanto il Chianti DOCG differisca dal tradizionale “Classico”. Ma visto il periodo storico, il quanto attuale problema Covid-19 che sta affliggendo molte denominazioni con un mercato estero. Quello del Chianti Classico risponde al 78% di export ( USA primo mercato ).

In quel di Barberino Tavarnelle

Di tante cose abbiamo parlato con un affabilissimo Paolo de Marchi, cantina Isole e Olena. Fortunatamente per lo più di cose piacevoli; Paolo rientra in quello che è il gotha di questa denominazione, sul campo toscano dal 1976, ma nonostante ciò ancora in grado di emozionarsi e soprattutto emozionare quando parla con grande orgoglio della sua storia come piemontese amante della sua zona di origine, l’Alto Piemonte, e del buon sangue che non mente nelle vene di suo figlio Luca, che ha trovato il coraggio di non adagiarsi sugli allori ed ereditare un posto molto prestigioso all’interno dell’azienda del padre, bensì di mettersi in gioco e far ripartire un’azienda a Lessona che risponde al nome di “Proprietà Sperino”, storica azienda di famiglia dei De Marchi e ora riportata a livelli altissimi.

I racconti viscerali di Paolo coinvolgono tanto, dall’uva, alla vinificazione ma soprattutto al grande rispetto del territorio, fattore al quale l’azienda è molto rivolta, rispettando l’iconema del Chianti; in un’unica occhiata si possono subito distinguere vigneto, bosco, cipressi spontanei e ginestre, subito chiaro è il bassissimo impatto ambientale.

Non si è potuto non parlare in una linea generale del danno provocato dal virus al mercato della denominazione, il dato è sconvolgente: 80% in meno rispetto al 2019 sulle vendita ( media della denominazione Chianti Classico ), con conseguente problema logistico di stoccaggio e conseguenti richieste di ampliamento di cantina o di deroghe al disciplinare per quel che riguarda l’annata 2020 di maturazioni in bottiglia al di fuori del territorio prescritto dalla denominazione, senza ovviamente dimenticarci del danno più importante, quello economico!

Gli assaggi sono stati incredibili: Chardonnay Collezione Privata 2018, Chianti Classico 2017 DOCG, Cepparello IGT ( Sangiovese 100% ) 2012 e 2010, Vin santo del Chianti Classico 2009. Gentile omaggio di Paolo, tutta la batteria del figlio Luca, da un elegantissimo “Rosa del Rosa” 2019 ad un profondo, austero, complessissimo Lessona DOC 2015.

Per quel che mi riguarda quest’anno, da italiano voglio scegliere di sostenere il bere italiano, il nostro made in Italy e investire su realtà come queste, solide, tradizionali e sincere. Denominazioni che sono il fiore all’occhiello del nostro bellissimo stivale, del quale si potrebbe parlare per delle ore. Anche senza scomodare (forse ve ne sarete accorti) il camaleonte per eccellenza della Toscana e dell’Italia centrale: il Sangiovese. Ne parleremo!

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