Lambrusco: una famiglia nella Food Valley
Viaggio alla scoperta di una delle famiglie più sottovalutate del panorama enologico
Ultimi caldi venti d’estate del 2020, è ancora forte il richiamo delle bollicine e quale posto migliore della Food Valley per guardarsi intorno.
In realtà, la voglia più grande era quella di andare a trovare uno dei figli della famiglia più bella del nostro panorama ampelografico: quella dei lambruschi.
Qualche parola su questa ampia famiglia
Per chi non lo sapesse, il lambrusco non è un vino. Con <<mi bevo un lambrusco>> in realtà non si sta dicendo nulla, sarebbe come dire <<guido una Volkswagen>>, è un nome comune di una famiglia. Di lambrusco ne esistono diversi tipi: Maestri, Marani, Salamino, Sorbara, Grasparossa, Montericco, Oliva. Le denominazioni di Origine del Lambrusco possono essere di pianura o pedecollinari, altro elemento di terroir fondamentale per questa varietà. Le zone di elezione per questa varietà sono: Modena, Reggio-Emilia, Parma e Mantova.
Quindi potremmo trovare nel calice un Lambrusco Reggiano ricco di colori, frutti maturi e fiori con una nitida trama acido-tannica, cosi come un Lambrusco di Sorbara, dall’omonima varietà, fresco, agrumato e snello.
Sorbara e le fresche bevute
Ricapitoliamo: Sorbara è una località in provincia di Modena.
Lambrusco di Sorbara è il nome della varietà di Lambrusco che risponde alle rispettive caratteristiche genetiche.
Lambrusco di Sorbara DOC è la denominazione che disciplina un vino prodotto nella pianura modenese. Prodotto con almeno il 60% di esso, Lambrusco Salamino, non oltre il 40% e altre uva Lambrusco non oltre il 15%. Sembrerà un’eresia ma…un vino prodotto con solo il 60% di varietà Sorbara può essere denominato tale.

Per spezzare una lancia a favore di questo disciplinare va comunque specificato che il Lambrusco di Sorbara è una varietà, ermafrodita, di fiori femminili e soggetta ad acinellatura, necessita quindi di un impollinatore. Qui entrano in gioco le altre varietà di lambrusco, coltivate spesso adiacenti al Lambrusco di Sorbara, per far sì che il vento trasporti i loro pollini e possano cosi fecondarla.
Paltrinieri: un nome che fa eco in pianura
La voglia di bere Lambrusco di qualità passa sicuramente dalle sapienti tradizioni Modenesi. Qui si trova alla terza generazione una delle migliori cantine che interpreta la varietà Sorbara: Paltrinieri.
La cantina è ora sotto la sapiente guida di Alberto, figlio di Gianfranco, e della moglie Barbara.

Al nostro arrivo ad accoglierci c’è intanto Valentina. La sua generosa ospitalità inizia dalla visita in acetaia. Non scordiamoci che siamo a Modena. Qui le tradizioni sul “Balsamico” ed il “Tradizionale” si sprecano. Meravigliosa l’usanza di regalare ad un nascituro una batteria di aceto balsamico tradizionale. Esso sarà poi curato secondo le più attente tradizioni modenesi e infine donato in dote, al momento del matrimonio.
Tra cantina e assaggi
Dopo un rapido sguardo alle vigne, pronte da lì a breve per essere vendemmiate, ci tuffiamo in cantina, dove ci raggiunge anche Alberto. Ci godiamo subito all’ingresso una serie di nuove vasche in cemento meravigliose. Addentrandoci poi ovviamente non possono mancare le autoclavi in inox per il tradizionale metodo charmat.
I vini prodotti da Alberto sono tutti frizzanti o spumanti, come vuole la buona tradizione emiliana. Tuttavia la varietà non manca, producendo anche un Lambrusco di Sorbara metodo ancestrale di incredibile pregio e sempre premiato dalle guide.
Alberto ci ha concesso di assaggiare tutta la batteria dei suoi prodotti, grappe e aceto balsamico tradizionale inclusi! Per praticità ho deciso di focalizzarmi sui due prodotti che più mi hanno lasciato un’emozione.
Radice
Lambrusco di Sorbara 100%, la veste è quella rosata, rosa salmone. Ma non è tutto del comparto visivo: sul fondo della bottiglia c’è un leggero fondo che, se messo in movimento, rende leggermente opalescente il sorso. Siamo davanti ad una rifermentazione in bottiglia secondo il metodo ancestrale, non a caso il nome “Radice”. Ciò regala al vino una verve ancor più agrumata, esaltando le fresche sensazioni fruttate, accompagnate da piacevoli sbuffi fragranti di lievito. Il sorso è il vero punto di forza: beva corroborante, freschezza citrica, papille gustative in visibilio con un ritorno di pompelmo clamoroso, contornato da un finale amarognolo, il che lo rende anche un grandissimo compagno gastronomico.

Leclisse
Anche qui, Lambrusco di Sorbara 100%, la filosofia di Alberto. Un Lambrusco di Sorbara prodotto in purezza, senza il tradizionale apporto del Lambrusco Salamino. Spumantizzazione secondo i crismi del Metodo Charmat, 3 mesi, per una bolla fine, leggiadra che bene si può sposare con le preparazioni a base di salume emiliano. La veste rosata è tenue, i profumi sgargianti, lamponi fragranti, pompelmo rosa e fiori freschi irrompono prepotentemente in maniera verticale. Il sorso è sempre all’insegna della tensione, freschezza da beva compulsiva, agrume ben presente e persistente. A differenza del collega “Radice”, la mancanza dell’apporto amarognolo del lievito rende il finale decisamente sapido.
Da pianura a pianura
Si torna tra le valli, con il solito carico di gioie liquide, ma soprattutto con i preziosi consigli di Alberto e, dulcis in fundo, un omaggio: una magnum del loro “Grosso”, uno spumante metodo classico di Lambrusco di Sorbara 100%. Un’esperienza che raccomando sempre a tutti quella di provare vini prodotti con la medesima uva, sotto la stessa ala proprietaria, ma con differenti metodi produttivi.
Se cercate un posto del cuore dove respirare aria Emiliana, con sbuffi innovativi, passate dai ragazzi di Paltrinieri.
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