Il vino di una volta (parte 2) – Allievi dei Fenici: i Greci

Abbiamo scoperto come veniva prodotto il vino e con quale importanza sarebbe stato destinato a perpetuare. Ora proseguiamo il racconto in un’epoca davvero cruciale per questa bevanda, dove la comunità cresceva ed il potere con essa.

La prossima tappa: Grecia.

I popoli del Mediterraneo cominciarono a emergere dalle barbarie quando impararono a coltivare l’olivo e la vite

Tucidide – fine V sec. a.C.

Un mare scuro come il vino

Questa è la similitudine che Omero cita come un ritornello nella sua “Iliade”.

Le conoscenze dei Greci sono di matrice Orientale. I Fenici soprattutto, dai quali impararono l’alfabeto, la lavorazione dei metalli e perfezionarono l’arte della navigazione. 

I Greci iniziarono a spingersi sempre più verso occidente, fondando diverse città. Arrivarono anche, e soprattutto, in Italia, dove fondarono diverse colonie che vennero denominate “Enotria”, ossia “paese delle viti (sostenute dai pali). Riuscirono ad arrivare per le prima volta in Francia, dove fondarono Massalia (Marsiglia) e stabilirono colonie in Corsica. Già nel 500 a.C. Marsiglia produceva non solo vino, ma anche le anfore per esportarlo.

Che dire sulla qualità dei vini greci?

I vini della Grecia antica erano spesso lodati per la loro dolcezza e per la loro potenza. L’uva veniva raccolta al massimo della maturazione, poi stesa nel vigneto con stuoie di paglia per circa una settimana. Un metodo di concentrazione zuccherina analogo viene utilizzato tutt’ora a Jerez in Spagna per l’appassimento delle uve. Un altro metodo di concentrazione usato dai Greci era l’ebollizione del mosto.

Una bevanda vigorosa a tal punto che Ulisse ne fece un’arma segreta. Sulla costa della Sicilia il ciclope Polifemo lo catturò e divorò i suoi compagni. Ulisse gli offrì come “digestivo” il vino ellenico. Il mostro, abituato al debole vino siciliano, cadde in un sonno profondo, durante il quale il Greco lo accecò. La leggenda vuole che i massi scagliati dal gigante cieco contro Ulisse si vedono ancora, in parte sommersi dall’acqua, nel mare vicino all’Etna.

Il vino nella società

I Greci, inoltre, conoscevano già molte varietà diverse di vino ed erano famosi per le loro aggiunte ai vini, quasi mai li bevevano puri. Nella normalità venivano allungati con acqua, e nelle occasioni più importanti, in base anche alle portate che venivano servite, si utilizzavano spezie e aromi, tra i quali i più noti erano assenzio, petali di rose, violette, menta e pepe.

Annacquare il vino nella loro concezione voleva dire due cose: aumentare la disponibilità di un bene troppo costoso e allungare la durata dei loro “simposi”. Simposio = bere in compagnia.

Per quello che riguarda la conservazione, l’anfora (pithos) era il recipiente più usato, le uniche varianti erano le forme che questa poteva assumere. Le aggiunte al vino venivano fatte in un recipiente di ceramica (cratere), vi si attingeva con un mestolo (kythos) e bevuto in una coppa a due manici (kylix).